Geositi dei giacimenti minerari abbandonati

Ultimo aggiornamento: 10 Agosto 2022

L’Abruzzo è connotato da una rilevante presenza di emergenze naturalistiche, le quali risultano concentrate nell’estese zone protette a livello nazionale e regionale.

Il territorio abruzzese, oltre a ospitare un indiscutibile patrimonio floristico, faunistico e di relativi habitat che lo caratterizza come un “scrigno” di elevata biodiversità, presenta altresì una ricchezza di paesaggi e di valori ambientali che derivano dall’eterogenea composizione geologica e dalla diversificata struttura geomorfologica.

Il pregio dei beni geologici, chiamati anche geositi o geotopi,  è stato recentemente riconosciuto nell’iniziativa dell’UNESCO Global Geoparks, con l’inserimento del  territorio della Majella nella rete dei Geoparchi UNESCO, che risulta composto a livello mondiale da 169 siti di cui solo 11 presenti in Italia.

Attualmente il Geopark della Maiella annovera ben 95 geositi, dei quali viene riconosciuta un’elevata importanza testimoniale anche di livello internazionale, e che insieme alle altre componenti ambientali compongono il patrimonio naturale di questo comprensorio regionale.

Un geosito, può essere definito come una località, area o territorio i cui caratteri geologici e geomorfologici hanno acquisito un significativo valore scientifico, culturale, storico, estetico, sociale o economico, per cui la sua conservazione è giustificata da un interesse sia esso di tipo stratigrafico, paleontologico, strutturale, sedimentologico, geomorfologico antropologico ecc..).

Tra i valori sociali, economici e quindi anche di carattere antropologico, che possono connotare un geosito sono compresi anche i vecchi siti geo-minerari.

Infatti anche alcuni dei più importanti siti minerari dismessi della Majella settentrionale (Roccamorice, Lettomanopello, Manoppello, Caramanico T, San Valentino, Abbateggio, Scafa). Il “Gruppo di Archeologia Industriale della Maiella” (GRAIM) nel corso dei loro studi speleologici, ha individuato 12 Comuni i cui territori ricadono nel comprensorio minerario abruzzese: Manoppello, Lettomanoppello, Roccamorice, Abbateggio, San Valentino in Abruzzo Citeriore, Scafa, Caramanico Terme, Turrivalignani, Bolognano, Tocco da Casauria, Popoli e Serramonacesca. Di questi, Manoppello, Lettomanoppello, Roccamorice ed Abbateggio, per le loro peculiari evidenze minerarie, rientrano e potranno in futuro incrementare il diversificato patrimonio del Geoparco della Majella.

Il crescente interesse con il quale le Amministrazioni locali (Regionali, Provinciali e persino Comunali) guardano i “siti minerari dismessi” deriva, sia da un approccio normativo di tutela del Patrimonio culturale, peraltro riscontrabile nel “Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio” (D.Lgs 22 gennaio 2004, n° 42) che  alla lett. h),  comma 4 dell’Art.10 che contempla  “i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico”, sia da considerazioni socio-economiche come tentativo di attribuire il giusto “valore” al territorio, all’ambiente, alla sicurezza dei luoghi.

Le miniere, appartenendo al patrimonio indisponibile della Regione (ex Art. 826 C.c.), sono coltivate in regime di concessione mineraria (R.D. 1443/1927) e, in base allo stato legale in cui versano è possibile individuarne la responsabilità gestionale.

In pratica, si possono schematizzare tre diverse casistiche:

  1. giacimento in stato di attività, per il quale esiste una concessione mineraria, che tra le diverse prescrizioni contempla la responsabilità penale e civile da parte del titolare concessionario e del direttore dei lavori;
  2. giacimento in stato di abbandono, con concessione scaduta (o decaduta o rinunciata), ma mai dichiarata esaurita, in tal caso la responsabilità è dello Stato, che per forza di decreti delega ha trasferito le competenze alle Regioni;
  3. giacimento esaurito, per il quale non esistono più titoli minerari, e quindi si ristabilisce una condizione originaria di responsabilità al proprietario del suolo soprastante;

In base agli ultimi dati ISTAT (annualità 2018), a livello nazionale sono stati censiti 94 siti minerari attivi, di cui solo 75 in produzione. In confronto si consideri che per l’altra attività estrattiva, le cave, risultano presenti 3.580 siti autorizzati di cui 2.094 in produzione.

Oltre il 60% delle miniere attive nazionali sono concentrate in Sardegna, Piemonte e Toscana, mentre per l’Abruzzo da dati ISTAT (annualità 2016) risultano attive solo 2 miniere, a fronte di 40 giacimenti minerari abbandonati come emerge dai dati contenuti nella ricerca dell’APAT “I siti minerari italiani 1870-2006 “.

In base a questo lavoro di ricerca e documentazione storica si rileva che la distribuzione territoriale delle miniere riguardava le sole province di Pescara (22) e L’Aquila (16), dal attraverso il seguente file visionabile in “Google Earth”.

Altro dato interessante che emerge dalla pubblicazione APAT è quella della ripartizione dei giacimenti per tipo di minerale che risulta essere:

  • n° 22 siti per Asfalto e/o Scisti bituminosi;
  • n° 11 siti per Bauxite  
  • n° 4 siti per Marna da cemento   

In base ai dati storici e alla documentazione raccolta per le miniere abruzzesi dismesse si evidenziano due aspetti salienti:

localizzazione geografica ben definita con individuazione di distretti ex-minerari;

specificità di due principali tipi di minerali estratti.

La geolocalizzazione circoscrive, oltre al già citato distretto della Majella settentrionale (provincia di Pescara), anche quelli dell’Altipiano delle Rocche e della Valle Roveto (provincia di L’Aquila). Nel primo caso il minerale estratto era Asfalto e Bitume, mentre i due distretti aquilani erano fonte di Bauxite.

In particolare:

  • Maiella (bitume ed asfalto); 
  • Marsica, Campo Felice, Altopiano delle Rocche (bauxite); 
  • Campo Imperatore (bitume/lignite); 
  • Valle del Tirino, Valle dell'Aterno (lignite); 
  • Val di Sangro (marna da cemento).

Questa particolare caratterizzazione geografica e geologica potrebbe agevolare esperienze di   valorizzazione e salvaguardia dei valori presenti nel territorio connessi ai siti minerari dismessi mediante un’ integrazione e sistematizzazione dei dati disponibili, una messa in luce delle peculiarità caratterizzanti il contesto geologico-strutturale e giacimentologico, il patrimonio tecnologico di ingegneria mineraria, i reperti di archeologia industriale, la protezione e conservazione del patrimonio documentale e dei valori etno-antropologici connessi.

Per il distretto ex-minerario della Majella settentrionale, la predetta presenza del Geoparco Unesco rappresenta di sicuro una potenzialità che giustificherebbe anche un ambito geominerario.

Ad ogni modo, sia si tratti di iniziative e strutture coordinate e istituzionali, che di valorizzazioni sporadiche da parte di singole entità, soprattutto organismi di volontariato (gruppi speleologici) è imprescindibile considerare in primis l’aspetto della sicurezza e della stabilità dei siti minerari.

In ogni miniera abbandonata c’è un perenne rischio di crolli, che vanno da piccoli sfornellamenti causati dal cedimento delle armature marce (i “quadri”) e che coinvolgono poche tonnellate di roccia, a collassi enormi che creano addirittura cavità in superficie.

Purtroppo, la mancanza di indicazioni normative a cui fare riferimento per l'avvio e la gestione dell'attività di valorizzazione, oltre a essere fonte di incertezza operativa, è stata causa della precarietà e della non affidabilità di interventi sul patrimonio minerario esistente, effettuati senza garanzie di sicurezza per i visitatori dei siti minerari aperti al pubblico.
Nel corso degli ultimi anni, in assenza di un quadro legislativo nazionale, solo alcune Regioni quasi tutte del nord-ovest (Lombardia, Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta e Sardegna)  hanno legiferato in modo sostanzialmente uniforme, prevedendo la necessità di acquisizione di una autorizzazione regionale per la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso, mentre dal punto di vista della sicurezza hanno fatto riferimento alle norme di polizia mineraria di cui al DPR n. 128/1959.

Il Servizio Politica Energetica e Risorse del Territorio - Ufficio Risorse Estrattive del Territorio ha interesse ad acquisire le informazioni storiche sul patrimonio minerario, recuperando i dati riguardanti quei siti (e relative “pertinenze”, ai sensi del R.D. n. 1443/1927) che, non essendo stati dichiarati esauriti, appartengono al patrimonio indisponibile dello Stato (ex art. 826 C.c) e quindi per delega alla Regione Abruzzo.

Pertanto spetta al suddetto Servizio il compito della verifica della sicurezza, definendo, in accordo con i proprietari fondiari e gli Enti locali territorialmente interessati, gli eventuali interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di recupero ambientale che dovessero rendersi necessari, anche ai fini di futuri sviluppi turistico-culturali.

In prospettiva di iniziative programmate e coordinate che dovrebbero rifarsi a previsioni normative in materia, il Servizio per tramite dell’Ufficio Risorse estrattive del Territorio, concede il proprio “nulla osta” per l’accesso ai siti minerari dismessi, nel rispetto delle seguenti condizioni:

  1. L’accesso ai siti minerari dismessi è finalizzato esclusivamente ad attività di studio, ricerca e valorizzazione dei siti medesimi.
  2. I siti minerari sono quelli indicati nel file consultabile in Google Earth, eventualmente integrati da specifici elenchi presentati dalle “Associazioni” che raggruppano i volontari che si dedicano agli studi speleologici.
  3. Queste “Associazioni” (come la “Federazione Speleologica Abruzzese” che rappresenta la quasi totalità dei gruppi speleologici attivi) e i  partecipanti che effettuano l’accesso ai siti minerari sotto la loro supervisione, si attengono alla specifica normativa sulla sicurezza mineraria, ai regolamenti e agli ordinamenti di Polizia locale e Pubblica sicurezza, assumendosi ogni responsabilità civile e penale che dovesse sorgere in conseguenza delle attività esercitate e per qualsiasi danno subito o arrecato nello svolgimento delle medesime.

Per informazioni e comunicazioni:

Servizio Politica Energetica e Risorse del Territorio - Ufficio Risorse Estrattive del Territorio